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Giovedì, Aprile 25, 2024

L' Isola dei Graziati (ed. 2010) - Incipit

Lo sciabordio delle piccole onde contro lo scafo della barca arrivava alle orecchie dell’uomo che, sul lettuccio sfatto della cabina in disordine, se ne stava sdraiato, caduto nel sonno benefico che segue i deliri della febbre. Sul pavimento erano sparse le carte marittime ed alcuni flaconi di medicinali aperti, il cui contenuto era disseminato tutto intorno. Aprì gli occhi con difficoltà, restando in uno stato di semiincoscienza per un tempo che a lui sembrò infinito. Finalmente si alzò e, barcollando, andò nel piccolo bagno; aprì il rubinetto, lasciando scorrere l’acqua e fissandola con sguardo vacuo. Meccanica¬mente, vi mise sotto i polsi, godendosi il senso di re¬frigerio che gli veniva da quel contatto. Lentamente si chinò fino a sentirne i piccoli spruzzi arrivargli ad¬dosso, se ne riempì le mani e le portò verso il viso. Il contrasto fra il senso di calore lasciatogli dalla febbre e il freddo dell’acqua gli dava un piacevole senso di sollievo e di benessere. Alzò lo sguardo allo specchio: gli occhi erano cer¬chiati da profonde occhiaie scure, la barba, lunga e ispida, accentuava i lineamenti forti del volto prova¬to. Scricchiolii sinistri arrivavano dal ponte, mentre il cigolio delle carrucole su cui scorrevano i tiranti del¬le vele non lasciavano presagire nulla di buono. Si trascinò, appoggiandosi a qualsiasi appiglio gli ca¬pitasse sotto le mani, fino alle scalette che portavano all’esterno. La luce che entrava gli ferì gli occhi; afferrò sal¬damente il corrimano e si issò su per i gradini. Man mano, si rendeva conto che la barca, arenata, era in¬clinata in un’angolatura insolita, come fosse adagiata su un fianco. Era quasi giunto alla fine della scala e si difese dal sole facendosi ombra con una mano. Salì gli ultimi due gradini e, finalmente, poté costatare la realtà. Non una parola venne fuori dalla gola riarsa, ma lo sguardo espresse pienamente tutta la rabbia e la sorpresa per lo spettacolo che aveva davanti. Uscì e, con passo incerto, si aggirò come un fantasma fra le cime di nylon che si contorcevano debolmente allo spirare del vento, l’albero di maestra che giaceva spezzato e le vele ammucchiate disordinatamente sul ponte di prua. Per un interminabile attimo non pen¬sò più assolutamente a nulla; le immagini che aveva di fronte gli sembravano soltanto tragici fotogrammi di una catastrofe naturale e, per una frazione di se¬condo, si illuse di trovarsi là soltanto per scrivere un pezzo su uno dei tanti cataclismi che, periodicamen¬te, si abbattevano su un luogo lontano. Ora guarda¬va tutto quello sfacelo senza rendersi conto di cosa significasse in realtà; poi finalmente qualcosa sembrò scattargli dentro. Trovò il coraggio di aggirarsi sul ponte, osservan¬do i danni che il “Dolphin” aveva riportato: lo scafo era realmente piegato su un lato e mostrava, su quel¬lo rimasto in secca, un lungo squarcio sulla struttura di vetroresina. Tornò di sotto, scoraggiato da tanta e tale rovina; sarebbe stato veramente difficile riparare quella fe¬rita profonda sulla chiglia della barca. Sicuramente non era impresa da compiere da solo ed il suo primo istinto fu di mettersi in contatto con Ross Mason. Si accostò alla radio, provò ad accenderla, ma una seria di scariche elettriche fu il solo rumore che udì. Improvvisamente, mille particolari di quell’insolita avventura gli riaffiorarono alla memoria.
*****
Da parecchio ormai nessun giornale pubblicava più i suoi articoli giudicandoli troppo aggressivi; Brian McGray poteva essere un giornalista quotato, se non fosse stato per quel suo modo di fare informazione cruda e, a tratti, perfino violenta. “La gente deve sapere la verità”, sosteneva, “ma non gli si può dare una verità filtrata attraverso le maglie della politica”. Eppure, quel mattino, avrebbe avuto quella che poteva essere forse l’occasione giusta per rientrare alla grande nel mondo della carta stampata; nella sala riservata ai giornalisti del carcere di Huntsville era in attesa di veder consumare, sotto ai suoi occhi, la condanna a morte di Ahmed El Said, figlio di un personaggio di rilievo del panorama politico siriano, arrestato sette anni prima e condannato per strage e terrorismo. In compagnia di alcuni colleghi, attendeva fumando il momento in cui avrebbero avuto accesso alla sala adiacente la camera della morte. Negli ultimi tempi aveva fatto alcune ricerche su quel tale e sull’accusa mossagli di far parte di un commando omicida, ma qualcosa non lo convinceva.

Booktrailer L' Isola dei Graziati

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