Lo splendido cavallo sembrava sfiorare l’erba novella del prato col suo passo leggero. Sulla sella, con portamento fiero e nobile, la giovane Gwen cavalcava come un uomo.
La figura minuta, abbandonate le vesti ricche e ingombranti, era racchiusa in confortevoli abiti da cavaliere; i lunghi capelli neri dai riccioli capricciosi erano trattenuti dietro la nuca da un laccio e le mani, apparentemente più avvezze all’arte del ricamo che non a quella dell’equitazione, stringevano forti e sicure le redini, mantenendo con la bocca dell’animale un contatto morbido e costante.
La accompagnava Aran, un giovane giunto da qualche tempo al castello di suo padre, dove aveva trovato lavoro come stalliere; da lui aveva udito il fantastico racconto di una valle in cui, indisturbato, viveva uno splendido Unicorno.
Tanta e tale erano state la sua curiosità e la sua insistenza che, alla fine, il giovane aveva capitolato lasciandosi convincere a condurla in quel posto incantato.