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Venerdì, Aprile 26, 2024

6.2 (2016)



C’è una splendida casa, sopra la collina, che si affaccia sul panorama dei monti Sibillini
 e del fiume Tenna che scorre là sotto, in basso, nel folto del bosco.
E’ una casa antica, di mattoni chiari e pietra, con le porte ancora in fascioni di legno scuro con i battagli di ferro battuto e gli anelli dove si legavano gli animali infilati nel muro.
“1884”… un mattone sopra l’arco della porta ricorda quanto tempo sia passato dalla sua costruzione.
Tutto intorno è verde, sole, fiori… l’estate è esplosa da qualche tempo e il chiocciare delle galline fa a gara con il cinguettio dei passeri e lo zirlare dei merli. E’ un angolo di paradiso, che sa di buono, di pane, di casa.
La strada che sale è accompagnata dai castagni sui cui tronchi si inseguono, in un giocare infinito, gli scoiattoli neri. Piccole macchie appena percettibili là dove i rami e le foglie sono più fitte.
Nel silenzio delle ore più calde, solo le cicale fanno da sottofondo al lento scorrere del tempo. Di notte mille lucciole saettano nell’oscurità e i gufi nascosti tra le foglie degli alberi bubolano sommessamente.
Sul prato si ergono due abeti. Tra i rami carichi di pigne, si distinguono nettamente quelle scure, ormai prossime alla caduta, e quelle verdi delle due generazioni che seguiranno;  una di coni chiusi ermeticamente e l’altra di gemme di un verde più tenue. La natura segue il suo corso e l’abete mostra i suoi frutti così come un soldato orgogliosamente porta le sue medaglie.
Dietro alla casa c’è un altro ampio spazio dove, solitaria, si erge una vecchia, vecchissima quercia. Un tempo, sotto l’ombra dei suoi rami, uomini e animali trovavano ristoro nei momenti più cocenti della giornata, quando il sole rendeva impossibile continuare il lavoro duro dei campi. E nel folto delle fronde… quanti nidi, quanti piccoli sono cresciuti al riparo da ogni pericolo, da ogni predatore!
Quante storie racconta la vecchia quercia; narra di quando, giovane virgulto, vide nascere e crescere quella casa; delle grida dei bambini che vi nacquero; degli amori che sbocciarono sotto alla sua ombra; dei dolori e delle piccole e grandi tragedie umane.
Racconta della paura dei bombardamenti, della fierezza della gente che abitava in quella costruzione e dell’ostinazione con cui restò ancorata alla sua identità, al suo essere.
Nulla, in più di un secolo, è riuscito a scalfire la quercia.
Ora sembra il solitario guardiano di un castello incantato e nel cui profilo severo vivono incancellabili i ricordi; per quanto trasformata, ogni angolo di quella casa e ogni ramo di quella quercia mi parlano delle mie radici; del lavoro dei contadini di cui mi raccontava mio nonno; delle feste d’estate per la raccolta, quando il sole arrossava le guance delle ragazze, rendendole ancora più belle; della semplicità di una vita dura ma serena.
E poi… quella loggia di pietra, dove ancora adesso amo sedere, con lo sguardo perso verso le montagne. Quanta tranquillità ho nell’anima, ora che sento questo posto fare sempre più parte di me!
E all’improvviso, una notte la terra ha tremato; non è la prima volta che accade… ma stavolta è diverso, qualcosa è cambiato.
I muri feriti hanno urlato il loro dolore, mostrando gli sfregi inferti da una Natura che si ribella alle infamie dell’Uomo.
Un rombo sordo l’ha scosso a lungo; ha travolto, distrutto, ucciso. Ha cancellato paesi, riducendo a un mucchio di polvere i sogni dei bambini, l’amore di una famiglia, il campanile di una chiesa.
Ha dilaniato le viscere del mondo in un’affermazione di supremo potere, di invincibile e devastante forza.
Ha giocato il gioco crudele della morte contro chi dava tutto se stesso cercando di contrastarlo e di strappar via, dalle sue mani adunche, una vita.
E il silenzio, poi. Quel silenzio che resta quando tutto è compiuto, quando ormai non resta altro che piangere per poi cercare di tornare lentamente alla vita.
La terra continua a tremare.
Anche là, dove c’è quella casa antica. Anche lei ha ferite profonde, da curare e guarire.
E c’è anche la quercia.
24 agosto 2016, 6.2… ancora una volta, la vecchia quercia ha resistito.


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Pubblicato anche sul sito www.storiedicitta.it

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